Competenza cercasi: la grande assente nelle strategie congressuali italiane
- Giancarlo Leporatti
- Jan 13
- 2 min read

Nel mercato congressuale 4.0, le destinazioni non competono più soltanto per la bellezza dei luoghi o la capienza delle sale. Ciò che fa davvero la differenza, oggi, è la competenza: la capacità tecnica, organizzativa, relazionale e strategica degli attori coinvolti. Ed è proprio questa la risorsa che in Italia risulta più carente, soprattutto nella pubblica amministrazione e nei Convention Bureau locali.
Mentre nel resto d’Europa crescono professionalità specializzate, team stabili e formati, figure ibride capaci di coniugare marketing territoriale, relazioni internazionali e dinamiche associative, in Italia si assiste ancora troppo spesso a una rotazione di incarichi, a sovrapposizioni di ruoli e a un approccio "generalista" che mal si adatta alle esigenze di un settore altamente tecnico.
I Convention Bureau, che dovrebbero essere il fulcro della strategia congressuale di una destinazione, si trovano spesso a operare con risorse limitate, personale non specializzato e un mandato ambiguo. Il risultato è un'incapacità strutturale di dialogare con il mercato internazionale, di leggere le evoluzioni del settore e di proporre soluzioni convincenti ai decision-maker delle grandi associazioni scientifiche e professionali.
La pubblica amministrazione, dal canto suo, continua a considerare il turismo congressuale alla stregua del turismo leisure, ignorando le profonde differenze che li separano. Basti pensare a quanto poco spazio viene riservato nei bandi, nei piani promozionali e nelle linee di finanziamento a progetti realmente orientati all'acquisizione di eventi strategici.
A rafforzare questo quadro critico, vi è anche la persistente debolezza del sistema formativo italiano in materia di congressi. Molti percorsi si concentrano su aspetti teorici e generalisti, mentre mancano programmi ancorati all’esperienza diretta e alla gestione concreta degli eventi. La formazione, per essere realmente efficace, dovrebbe essere costruita intorno a chi conosce il settore dall’interno: chi ha affrontato sfide reali, costruito reti di relazioni, negoziato, coordinato e portato a casa risultati misurabili. Altrimenti si corre il rischio, sempre più diffuso, di affidarsi a percorsi o consulenze che appaiono strutturati ma che, alla prova dei fatti, non trasferiscono alcuna competenza realmente spendibile.
Nel mondo congressuale odierno, non è sufficiente "promuovere la destinazione". Serve saper costruire relazioni, candidarsi in modo mirato, garantire supporto operativo e amministrativo, formulare proposte competitive e sostenibili. Tutto ciò richiede competenze specifiche e aggiornate, non improvvisazione.
Se l'Italia intende recuperare terreno nel mercato congressuale internazionale, deve partire da qui: formare nuove figure professionali, stabilizzare i team nei Convention Bureau, dotare le destinazioni di risorse umane qualificate e capaci di rappresentarle con credibilità sui tavoli che contano.
La competenza non è un costo. È il primo investimento per tornare ad essere scelti.
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